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domenica 25 agosto 2013

Riflessioni #6: Militari

Certe persone sono proprio militari. Sono nervosi e nerboruti, stanno ritti in piedi con la ghigna di chi domani deve affrontare Serse alle Termopili, oppure lo sono nell’animo, e allora sono arcigni, algidi e intransigenti. Di solito sono uomini, molto spesso frustrati. Ogni loro gesto, qualunque cosa dicano o qualunque cosa il loro gesto voglia dire, risulta violento e sgarbato. Pesano le parole con la bilancia per i camion e le loro mani assomigliano a mazze ferrate, le loro dita puntate a sciabole. L’aggressivita’ e’ certo una caratteristica dell’animo umano, ma quando raggiunge piu’ del 50% del tuo peso corporeo allora c’e’ da preoccuparsi: se la vita ti ha fatto duro a questo modo perche’ la vita e’ dura e ti da il calci nel culo, cambia vita. Non venire a invadermi. Non riesci a cambiare vita? Cambia te stesso.

I miei connotati pero’ no, non li puoi cambiare, soprattutto quelli emotivi, perche’ senno’ mi costringi ad essere militaresco ed io odio dover essere come te a scopo di difesa, perche’ poi quella difesa mi cambierebbe dentro, e inizierei anch’io a diventare nervoso e nerboruto, arcigno e intransigente. Non posso certo proclamarmi pacifista e poi arruolare un esercito per combatterti, al massimo provo a farti cambiare idea con una flotta di navi.

Non credo infatti vi sia una reale difesa contro queste persone, l’unica cosa da fare e’ lasciarsi attraversare da quello che fanno e che dicono, chiudersi a riccio dentro le mura di Atene mentre gli Spartani invadono l’Attica, ogni anno, d’estate, e bruciano le campagne circostanti.

In Atene si balla, si compongono tragedie e si vanno a vedere le commedie di Aristofane, Socrate gironzola per le strade facendoti domande strane, tu gli offri un cicchetto di Baileys e subito smette. La mia piccola Atene e’ piena di cose carine da fare, mentre la violenza del reale devasta le mie periferie. Ci sono musica, libri, concetti, grandi domande, videogiochi, politica, sport, film. E’ un’insignificante ancora di salvezza. Non fraintendetemi, non credo sia giusto andarsi a chiudere dentro le mura della propria citta’ interiore, le democrazie si stancano di questo, la peste impazza e Atene e’ destinata a perdere. Se c’e’ un difetto, infatti, della strategia periclea e’ questo: ficcando tutti gli abitanti dell’Attica dentro la citta’, creo’ una densita’ di popolazione tale da provocare un’epidemia di peste. E cosi’ io: in citta’ c’e’ troppa gente, e io non posso buttare fuori nessuno, l’entropia aumenta e la mente si avvelena.

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