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domenica 18 agosto 2013

L'autogrill

Sono in viaggio verso la Calabria, terra accogliente e patria d’adozione fissa per le mie vacanze estive. Ci fermiamo all’autogrill.
Non ho spiccicato mezza parola con le persone sedute vicino a me in pullman, e dire che sto seduto nel sedile di fondo, ce ne sono ben quattro. Scendo, siamo in zona Teano, c’e’ una montagna non troppo alta dall’altra parte della strada. Sono stato altre volte in questo autogrill, una volta c’erano degli uomini a fare il gioco delle tre carte, quando cammino ho sempre la mano sinistra fissa sulla tasca posteriore sinistra, a toccare il portafogli, e’ un riflesso istintivo. Non sono l’unico a farlo. Intorno a me intravedo solo facce preoccupate o minacciose, tutte quante sicuramente stanche. Mi dirigo al bagno. Io uso sempre l’orinatoio, adoro gli orinatoi, me ne farei impiantare uno in casa se potessi, e’ molto igienico: tu ti piazzi li, tocchi solo il tuo coso, fa lui il resto con la fotocellula. Il perfetto sanitario maschile. Pero’, gli orinatoi di questo bagno sono tutti e tre pieni fino all’orlo, sembrano donne gravide che stanno proprio li’-li’ per spatararsi in due e rovesciare il contenuto dei loro sacchi amniotici sui poveri malcapitati. Se vi e’ mai capitato di assistere a un parto con l’uccello in mano, alzate la mano. L’altra mano, possibilmente.
In ogni caso io, temerario, piscio. Miracolo della ritenzione idrica(1), mi salvo dall’inondazione. Mi dirigo al bar, che dal bagno e’ dritto, poi a sinistra. Passo una porta e mi faccio inondare dall’aria condizionata. Non c’e’ neanche tanta fila, prima c’era fila, ecco perche’ ero andato in bagno. Mi produco vicino alla signora alla casa, ha i capelli biondi e un viso affilato ma intelligente(2).
“Un caffe’,” bercio, e poi, dopo un attimo di esitazione, quello di chi e’ combattuto tra il farsi i cazzi suoi e fare il bravo cittadino ligio, le faccio: “e senta, al bagno degli uomini di la’ rischiamo l’annegamento, fate qualcosa”.
“Non e’ di nostra competenza!” risponde lei velocissima, con un accento che vira dal perfetto italiano di prima, con cui aveva risposto “Certamente” a seguito della mia richiesta di caffe’, verso un casertano pesante.
“Si ma scusi, io qui ci passo una volta...” Il mio punto e’ che, anche se non e’ di loro competenza, e’ decisamente nel loro interesse poter offrire ai sostanti un posto pulito, in quanto bar, mentre per me, che passo solo adesso, la cosa puo’ anche passare in cavalleria. Insomma, lo dico per loro.
“Si’ ma non e’ di nostra competenza, e’ dell’altro locale, quello li’.” Indica la porta di fronte a quella da cui sono entrato, con un brusco gesto della mano. Io non ho voglia di andare all’altro locale.
“Si, ma, comunque...”
“Novanta centesimi, grazie.” Scontrino fiscale e mi liquida con dieci cents di resto.
Io mi accosto al bancone e prendo il caffe’. Mi piacerebbe, a questo punto, dire che fosse disgustoso. Ma non e’ vero, era buonissimo.

1) Lo so che non e’ questa cosa qua, la ritenzione idrica.
2) La mia capacita’ di giudizio della fisiognomica fa decisamente schifo.

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